lunedì 5 aprile 2010

Enciclica «Humani Generis Unitas»

L'enciclica "scomparsa"

A fine giugno 1938 Pio XI ricevette in udienza privata, nella sua residenza estiva di Castelgandolfo, il gesuita americano John LaFarge, il quale aveva già scritto un libro contro le discriminazioni razziali negli Stati Uniti, incaricandolo di redigere un'enciclica contro il razzismo e l'antisemitismo, non senza averlo prima impegnato alla massima segretezza. LaFarge, che era in viaggio per l'Europa e si trovava piuttosto per caso a Roma, ne rimase del tutto sorpreso; gli parve infatti che "gli fosse caduta in testa la rocca di san Pietro".

Una prima domanda si pone già qui: Perchè Pio XI si rivolse - in gran segreto - ad un gesuita americano? Come pure il suo discorso "spiritualmente siamo tutti semiti" lo tenne davanti a pellegrini belgi, incaricandoli di stenografarlo e pubblicarlo? (può darsi che le sue lacrime a quell'occasione furono anche di sollievo per trovar finalmente ascolto e per il fatto che le sue parole venivano ora divulgate?)
Certo si può rimandare il tutto alla "censura fascista" - a me sembra che la censura più rilevante avveniva nella stessa curia romana.

Dopo tre mesi di intenso lavoro a Parigi, con l'assistenza di due altri gesuiti (il tedesco Gustav Gundlach e il francese Gustave Desbuquois), la bozza dell'enciclica in settembre era pronta e trasmessa non direttamente a Pio XI, bensì - "seguendo l'iter consueto" - al generale dei gesuiti, il polacco Wladimir Ledochowski.

E qui iniziarono le "manovre dilatorie"

Grazie ad una lettera recentemente riemersa si ha ora la certezza che Pio XI ricevette la bozza soltanto parecchio tempo più tardi, a fine gennaio 1939, poche settimane prima della sua morte. Si tratta della lettera che Ledochowski spedì al pontefice il 21 gennaio 1939 e che inizia con le parole: «Beatissimo Padre, mi permetto di mandare subito [!] a Vostra Santità lo schema del Padre LaFarge sul Nazionalismo ... »

Dopo averla trattenuta per quattro mesi (!), Ledochowski trasmise la bozza a Pio XI poche settimane prima del decennale dei Patti lateranesi, ben sapendo che papa Ratti era ora pienamente assorto dai preparativi per l'anniversario. Ben sapendo anche che il pontefice, ormai più che ottantenne, era gravemente ammalato e perciò spesso non in grado di operare - che non gli sarebbe tutto sommato stato possibile occuparsi ora anche dell'enciclica. Infatti Pio XI poi morì il 10 febbraio, un giorno prima delle celebrazioni per l'anniversario.

A parte la lentezza diciamo pure "burocratica" nel trattare un tema che Pio XI riteneva quello "attualmente più scottante", dalla lettera di Ledochowski apprendiamo pure che egli voleva far riedigere la bozza dal padre gesuita Enrico Rosa, autore di parecchi articoli estremamente "antigiudaici" su «Civiltà Cattolica»; per esempio, secondo Rosa l'odio contro gli ebrei era comprensibile perchè «più degli altri popoli esposto all'odio per le sue stesse malefatte.»

(Per scusare le manovre dilatorie di Ledochowski si fà spesso notare che egli temeva il bolscevismo alle porte della sua patria più che "la peste bruna"; sul fatto che era pure antisemita e che ciò ha indubbiamente contribuito in maniera sostanziale a frenare la sua premura si preferisce invece sorvolare.)

Contenuto della bozza

Soltanto l'inizio dei capitoli riguardanti gli ebrei promettono di divenire un'enciclica contro l'antisemitismo (punto 131 e 132 che condannano in parole severissime le persecuzioni antiebraiche). Ma poi il tono cambia drasticamente e vi si leggono soltanto ancora le ben note tirate antiebraiche:
Dall'accusa di deicidio, per cui gli ebrei attirarono su di loro l'ira di Dio provocando la loro stessa sventura, all"accecamento" e la caparbietà dei giudei, la loro avidità e smania di potere, la loro malevolenza verso il cristianesimo e dunque i pericoli cui i cristiani sottoporrebbereo le loro anime al contatto con gli ebrei, nonchè la necessità di conversione al cristianesimo (specie su quest'ultima l'autore sembra oltremodo premere).

Queste parti "antigiudaiche" sono però unanimamente attribuite non a LaFarge, bensì a Gustav Gundlach, autore di altri simili articoli, per esempio nel "Lexikon für Theologie und Kirche" del 1930. Fù però Ledochowski, pure egli antisemita, ad incaricare Gundlach di assistere LaFarge nel redigere la bozza (cosa che già si sapeva e ora anche menzionata dallo stesso LaFarge in una sua lettera a Pio XI).

Il testo della bozza si trova nel libro di G. Passelecq e B. Suchecky: "L'enciclica nascosta di Pio XI. Un'occasione mancata dalla Chiesa cattolica nei confronti dell'anti-semitismo." Su internet non lo trovo a parte alcuni corti estratti (in tedesco invece si trova qui).

Spesso si legge che "l'enciclica di Pio XI", a parte alcuni passaggi meritevoli, era anch'essa imbevuta dell'antigiudaismo tipico della Chiesa cattolica. Ma si trattava soltanto di una bozza che Pio XI, lungi dall'averla approvata, con molta probabilità non aveva nemmeno ancora letto, visto che appunto gli fu consegnata soltanto pochissimo tempo prima della sua morte. Personalmente ho i miei più grandi dubbi che egli avrebbe approvato il testo (per intero).

"Accantonamento" e ritrovamento

L'enciclica non fù mai pubblicata dal suo successore Pio XII che non riteneva il tema per nulla quello "attualmente più scottante" come invece lo definì Pio XI.
Non se ne ebbe notizia fino al 1973, quando estratti della bozza furono pubblicati dal "National Catholic Reporter" statunitense in seguito al ritrovamento della versione inglese (dell'ormai defunto LaFarge) in un collegio gesuita negli Stati Uniti.

Ledochowski aveva lasciato a LaFarge di pubblicare l'enciclica come lavoro privato, a condizione che non vi si facesse assolutamente alcun'accenno che a commissionarla era stato il pontefice defunto. Perchè LaFarge non fece mai accenno all'enciclica fino alla sua morte nel 1963?

Nel 1975 il teologo Johannes Schwarte pubblicò, nell'ambito di una dissertazione, la versione tedesca ritrovata nell'armadio dell'ospedale nel quale Gundlach morì nel 1963.

Soltanto nel 1989 (!) anche il Vaticano ammise pubblicamente che Pio XI aveva preparato un'enciclica sull'"unità del genere umano". Si rifiuta di però fino ad oggi di pubblicare il contenuto della bozza.

Nel 1995 seguì poi il lavoro più importante e conosciuto: "L'encyclique cachée de Pie XI. La découverte" dei due belgi Georges Passelecq, padre benedettino, e Bernard Suchecky, storico ebreo. Di cui nel 1997 apparve la versione in italiano: «L'enciclica nascosta di Pio XI. Un'occasione mancata dalla Chiesa cattolica nei confronti dell'antisemitismo».

Quali conseguenze avrebbe però avuto l'enciclica se - come voluto da Pio XI - sarebbe apparsa già verso la fine del 1938? Come tale sarebbe stata vincolante per tutti i cattolici (in Germania e nel mondo intero). Lascio al singolo lettore figurarsi le conseguenze ...

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